Alla scoperta del vino sardo Isola dei Nuraghi IGT: storia e caratteristiche

Un prodotto perfetto a tutto pasto, da esplorare in tutte le sue versioni

Alla scoperta del vino sardo Isola dei Nuraghi IGT: storia e caratteristiche

Data Pubblicazione: 16/01/2024

Nota per i suoi paesaggi strepitosi, per le usanze suggestive e per i piccoli borghi, la Sardegna ha fatto della propria gastronomia un altro elemento capace di catalizzare l’attenzione dei visitatori. Pane Carasau, malloreddus, culurgiones e porceddu possono essere annaffiati dall’iconico Cannonau, ma la tradizione enologica regionale ha molto altro da offrire, come per esempio il vino sardo Isola dei Nuraghi IGT. Ecco tutto ciò che c’è da sapere su questo prodotto, versatile e beverino!

 

La Sardegna, vocata alla vinificazione fin dall’antichità

 

La storia del vino Isola dei Nuraghi IGT è saldamente intrecciata all’evoluzione dell’enologia sarda, che affonda le proprie origini in un passato antico.

Grazie al rinvenimento di alcuni vinaccioli e altri reperti soprattutto all’interno di complessi nuragici, si può affermare che la viticoltura sull’isola - sviluppatasi attraverso la domesticazione dell’indigena vitis vinifera - fosse sicuramente attiva prima del 1300 a.C., mentre una nutrita presenza di anfore conferma la produzione nel corso di tutta l’epoca romana, con un periodo di declino dell’agricoltura locale dovuto alle invasioni barbariche.

La tradizione enologica sarda si rafforzò poi per tutto il Medioevo, soprattutto grazie alla promulgazione da parte di Eleonora di Arborea - sovrana dell’omonimo Giudicato sardo - della Carta de Logu (fine XIV secolo), che regolamentava in modo ufficiale la viticoltura sull’isola.

La storia del vino sardo e la sua evoluzione proseguono nei secoli successivi - scanditi dalla dominazione spagnola e da scambi commerciali con il Mediterraneo. Questi ultimi contribuirono alla fortuna dei vini locali anche al di fuori dei confini regionali, sebbene la tragica diffusione della fillossera nel corso dell’Ottocento abbia poi messo in ginocchio gran parte della produzione europea, tra cui anche quella sarda. La rinascita portò tuttavia nuovamente in auge gli antichi vitigni, molti dei quali vengono oggi impiegati nella produzione del vino Isola dei Nuraghi IGT, che ottenne la denominazione nel 1995.

 

Zona di produzione e terroir del vino Isola dei Nuraghi IGT

 

Cos’è che affascina così tanto gli appassionati di vino? Sfumature e aromi, oppure texture e retrogusto, apprezzabili durante la degustazione? Questi elementi contribuiscono certamente a determinare la popolarità di un vino rispetto a un altro, ma all’interno di un calice si può trovare molto di più: l’anima stessa del luogo in cui è avvenuta la coltivazione delle vigne e ha avuto luogo la successiva vinificazione. Conoscere il terroir del vino Isola dei Nuraghi IGT è dunque cruciale per comprendere a fondo la natura di questo prodotto.

La zona di produzione di questo vino ricopre l’intero territorio della Sardegna e i vitigni del vino Isola dei Nuraghi IGT - tutti quelli che, secondo il testo del disciplinare, sono “idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna” - sfruttano a proprio vantaggio il clima mediterraneo che caratterizza la regione. Nel corso dell’anno a estati asciutte si susseguono inverni miti, mentre la gran parte dei mesi è sferzata da correnti atlantiche. Un altro elemento determinante per lo sviluppo di questo vino è la vicinanza al mare, che garantisce - soprattutto sulle coste - temperature regolari ed escursioni termiche limitate. Le scarse precipitazioni sono concentrate soprattutto in primavera e in autunno, in particolare nella zona continentale.

Per quanto riguarda la composizione del suolo, la Sardegna è denotata da terreni variegati, formatisi grazie al succedersi di ere geologiche diverse. Da quelli alluvionali e dalla buona permeabilità, si passa a quelli calcarei, granitici e sabbiosi, fino a quelli ricchi di potassio e basalto.

 

isola dei nuraghi igt zona di produzione terroir e caratteristiche

 

Isola dei Nuraghi IGT Rosso e Bianco: le caratteristiche organolettiche

 

I tratti geologici sopraelencati si riflettono nelle caratteristiche del vino Isola dei Nuraghi IGT: a spiccare è soprattutto la gradevolezza e una facile bevibilità che lo rende particolarmente adatto ad accompagnare tutto il pasto. 

L’Isola dei IGT Nuraghi rosso sfoggia un colore rubino che offre a chi lo degusta una freschezza quasi inaspettata e un bouquet ammaliante di frutti rossi, con sentori di erbe aromatiche e note particolari di geranio. Al palato è piacevole, moderato e persistente, capace di invogliare subito a un altro sorso, sia nella sua versione secca - più o meno tannica a seconda del vitigno utilizzato - che in quelle più dolci.

Il vino Isola dei Nuraghi IGT bianco ripropone la stessa freschezza, vivacizzata da una presenza aromatica inebriante di fiori e frutta a polpa bianca, con un tocco di mineralità che solletica il palato.

 

Cosa mangiare assieme ai vini Isola dei Nuraghi IGT?

 

Se si potesse descrivere in un’unica parola l’Isola dei Nuraghi IGT, essa sarebbe senza dubbio “versatilità”. Questo perché si adatta alla perfezione alla gran parte delle ricette, tradizionali e non, rappresentando così un compagno prezioso in tutte quelle occasioni in cui a una grande varietà di vini si predilige un unico prodotto per tutto il menù, o quasi.

I migliori abbinamenti tra cibo e vino rosso Isola dei Nuraghi IGT non possono che prendere in considerazione le delizie regionali, a partire dai taglieri di salumi e formaggi semi-stagionati, fino ai piatti di carne della Regione, come il tipico porceddu o l’agnello, senza disdegnare anche ricette a base di pesce dalla consistenza grassa, infrangendo così lo stereotipo che vorrebbe il rosso adatto prevalentemente agli ingredienti di terra.

Gli abbinamenti tra cibo e vino bianco Isola dei Nuraghi IGT - grazie alla vivacità di quest’ultimo - danno il meglio durante gli aperitivi più sfiziosi e spensierati.

Stuzzichini a base di molluschi, fritti di pesce, formaggi freschi o erborinati e salumi non troppo sapidi, ma anche una semplice caprese a base di pomodoro fresco e mozzarella di bufala. Si sposa alla perfezione con crostacei, primi e secondi di pesce, ed è una vera e propria rivelazione assieme ai dolci rustici, sia nella versione secca che spumante.

 

 

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