Barbaresco: storia, gusto e tradizione di un'eccellenza piemontese

Un vino nobile, profondamente radicato nel suo territorio

Barbaresco: storia, gusto e tradizione di un'eccellenza piemontese

Data Pubblicazione: 27/09/2023

Considerato il fratello del Barolo (con il quale condivide la regione di produzione e l’utilizzo di uve Nebbiolo) il Barbaresco DOCG è altrettanto rappresentativo del territorio nel quale nasce. Le caratteristiche peculiari della zona, insieme alle radicate e antiche tradizioni vinicole dei viticoltori piemontesi, danno vita a un vino rosso dalla personalità ben definita e dalla componente tannica accentuata, compagno perfetto per pranzi e cene ricchi di sapore, meglio ancora se a base di prodotti locali. È un vino, il Barbaresco DOCG, piemontese al 100%!

 

Storia e origini del Barbaresco DOCG

 

La bottiglia di Barbaresco più vecchia mai rinvenuta risale al 1870: data a cui gli studiosi del settore attribuiscono in modo indicativo la sua comparsa ufficiale in Italia. La presenza di questo vino piemontese può però essere fatta risalire ipoteticamente a molto tempo prima, a quando il territorio iniziò a essere considerato valido per la viticoltura.

È probabile che furono gli Antichi Romani - forse addirittura le popolazioni barbariche lì stanziate prima di loro, da cui il nome della zona potrebbe derivare - a intuire la produttività del territorio, e a piantare le prime viti. Non è chiaro se si tratti di leggenda o verità storica, ma pare che una volta conquistata la zona i Romani convertirono le foreste di querce in vasti campi vitati, dando vita alla produzione di vino.

Bisognerà però attendere la fine del XVIII secolo per avere nuovamente notizie rilevanti in merito, quando lo scontro tra Austria e Francia si risolse con una vittoria della prima. Per festeggiare l’evento, il generale Michael Friedrich Benedikt von Melas ordinò del vino derivato da uve Nebbiolo. Solo in seguito assunse il nome di Barbaresco e iniziò a diffondersi dapprima grazie a Paolo Francesco Staglieno, che ne ottenne una prima versione - e in seguito all’agronomo e direttore della Regia Scuola Enologica di Alba, Domino Cavazza, che vinificò il Barbaresco vero e proprio come lo conosciamo oggi.

A seguito di queste iniziative il Barbaresco - in competizione con il nobile Barolo - iniziò a farsi conoscere e apprezzare, malgrado un periodo difficile causato dalla Seconda Guerra Mondiale, fino alla nascita del Consorzio per la tutela del vino Barolo e Barbaresco nel 1934 e all'ottenimento della denominazione DOC e DOCG, rispettivamente nel 1966 e nel 1980.

 

Alla scoperta del terroir e della zona di produzione del Barbaresco DOCG

 

barbaresco docg metodo e area di produzione

 

L’intervento dell’uomo ha avuto un impatto notevole nella storia del Barbaresco e sulla sua nobilitazione, ma gran parte del merito va riconosciuto al suo terroir, che interessa i comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e parte del comune di Alba, in provincia di Cuneo. Qui i vitigni di Barbaresco crescono rigogliosi su suoli collinari a composizione mista, ricchi d’argilla e calcare, a un’altitudine di massimo 550 metri sul livello del mare. Per garantire una buona maturazione dell’uva sono sconsigliati i terreni con esposizione a nord e situati a fondovalle. Il clima temperato mitiga le escursioni termiche, mentre le primavere tendenzialmente piovose garantiscono un apporto equilibrato d’acqua, che viene drenata adeguatamente grazie alla pendenza dei terreni.

 

Metodi di vinificazione e caratteristiche organolettiche del Barbaresco

 

Nella vinificazione del Barbaresco DOCG il Nebbiolo è il protagonista assoluto. Le uve di questa varietà vengono utilizzate in purezza, vendemmiate tra la metà e la fine di ottobre.

Dopo l’arrivo in cantina, gli acini vengono fatti macerare per un periodo di 3-4 settimane, per agevolare la formazione della componente alcolica e il rilascio degli antociani dalle bucce, responsabili del colore rosso intenso del vino. Successivamente, segue la fermentazione malo-lattica - che abbassa l’acidità del prodotto - e un periodo di affinamento di minimo 26 mesi per la versione classica e 50 mesi per la Riserva. Tra questi, 9 vanno effettuati in legno.

Queste attente lavorazioni sono responsabili delle nobili caratteristiche organolettiche del Barbaresco, che si presenta in degustazione con una notevole personalità tannica, ma mai aggressiva. Per questo la gamma aromatica emerge con eleganza, composta da profumi intensi di frutti maturi, pepe verde e liquirizia, e una nota finale leggermente ammandorlata. Al palato è altrettanto speziato, strutturato e con suggestioni erbacee.

 

Barbaresco DOCG: come abbinarlo a tavola

 

Sono soprattutto i tannini accentuati a facilitare gli abbinamenti gastronomici con il Barbaresco, che predilige le carni rosse e non disdegna piatti a base di selvaggina, la cui pungente sapidità va a braccetto con le note organolettiche di questo vino dal carattere deciso. Per questo motivo risulta perfetto per accompagnare arrosti, stufati, sughi corposi e carni ben insaporite, nonché ricette etniche speziate.

I menù a base di carne non sono però gli unici a offrire accostamenti gustosi, ma anche i primi, soprattutto quelli della tradizione gastronomica piemontese. Ottimo, dunque, il connubio tra Barbaresco e tartufo, impiegato per arricchire risotti, fettuccine e formaggi stagionati.

Il Barbaresco DOCG è però anche un grande vino da meditazione, da sorseggiare nei momenti rilassati di fronte a un bel paesaggio o, la sera, accanto a un camino.

 

 

 

Ora che conosci la storia e le caratteristiche del Barbaresco DOCG non ti resta che provarlo insieme a Giordano Vini!

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