5 cose che non (forse) non sai sul Nero d’Avola

Da poco tornato alla ribalta del vino Made in Sicilia, il Nero d’Avola raccoglie consensi tra gli appassionati di tutto il mondo. Ecco alcune curiosità per conoscerlo meglio

5 cose che non (forse) non sai sul Nero d'Avola

Data Pubblicazione: 08/03/2019

I rossi siciliani fanno impazzire gli appassionati: vitigni di lunga tradizione o scoperte recenti, sono molte le etichette che sanno parlare direttamente al cuore dei Wine Lovers. Il Nero d’Avola non fa eccezione: impetuoso, vulcanico come la terra che lo vede nascere, ha un carattere poliedrico e caratteristiche che con il tempo evolvono, dando vita a un’ampia gamma di sensazioni e aromi. Un piccolo gioiello da tenere in cantina. Ecco 5 curiosità per conoscere meglio questo rosso straordinario.

5 curiosità sul Nero d’Avola

1 – Due le forme di allevamento predilette dal Nero d’Avola: Spalliera o Alberello

Metodi di allevamento principali del Nero d'Avola: Alberello o Spalliera

Il Nero d’Avola viene coltivato in Sicilia con 2 tecniche di allevamento principali: Spalliera o Alberello. La scelta del metodo dipende sia dalla dimensione della coltivazione, sia dalla conformazione del territorio. L’Alberello, e dunque l’assenza di filari delimitati e netti, è la scelta più diffusa… e più suggestiva da contemplare!

2 – Un nome che ha origine antica

Il Nero d'Avola anticamente era noto con un altro nome, in dialetto siciliano Calaulisi

L’antico nome in dialetto del Nero d’Avola era Calaulisi. Che cosa significava? Cala (o Calea) è un sinonimo del termine Rracina, che significa Uva. Aulisi deriva da Aula, dialettale per Avola. Il Nero d’Avola in origine era l’Uva di Avola.

3 – Abbinamenti, che passione!

Il Nero d'Avola è anche uno straordinario vino da aperitivo

Il Nero d’Avola brilla accanto a un’ampia varietà di piatti, contravvenendo anche ad alcune regole non scritte che di solito guidano gli abbinamenti tra cibo e vino. È uno spirito libero, ed è giusto che esprima il proprio carattere rompendo gli schemi. Qualche esempio? Da provare con il tonno alla siciliana, così come con il pescespada alla griglia. È anche un validissimo vino da aperitivo: con paté, crema di salmone, formaggi stagionati come il Ragusano DOP o altri finger food saporiti non teme alcun confronto.

4 – Il Nero d’Avola, detto Calabrese

Nero d'Avola, detto Calabrese: un piccolo trucco per i commercianti del XIX secolo

Proprio così: altro nome con il quale si indica questo vitigno è, appunto, il Calabrese (pizzuto, nero o dolce). Un nome problematico, per il nostro siciliano DOC, che nel corso degli anni ha creato confusione e anche qualche equivoco. Il termine Calabrese era utilizzato spesso dai commercianti del XIX secolo, perché allora il vino Calabrese era ritenuto più pregiato di quello siciliano, e dunque consentiva di concludere affari a prezzi maggiori. Si potrà anche chiamare Calabrese, ma resta uno dei capolavori della Sicilia del vino.

5 – Un rosso dalle due vite

Con l'invecchiamento il Nero d'Avola diventa irresistibile accanto a carni rosse e arrosti

Come anticipato, il Nero d’Avola sfugge alle regole e si presta ad accostamenti diversi dal consueto. Questa caratteristica si accompagna ad un altro aspetto che lo rende unico, ovvero la propensione all’invecchiamento e la capacità di esprimere aromi, sensazioni e gusti variabili in base all’età. Quindi spazio a qielli giovani con tonno e piatti meno intensi, mentre gli invecchiati si sposano con pietanze a base di carne, arrosti e secondi di maggiore intensità.

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